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Patto di stabilità e crescita, errore intrinseco del patto di stabilità e crescita

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Come i critici hanno visto fin dall’inizio e l’esperienza ha poi confermato, il Patto di stabilità e crescita adottato nel 1996 presenta due gravi difetti di costruzione. – La competenza dell’accertamento (fact finding) di una violazione delle regole concordate, ovvero il tre per cento del prodotto interno lordo per il deficit e il sessanta per cento per il livello del debito, non spetta a un’autorità sovranazionale indipendente come la Commissione europea di Bruxelles. Piuttosto, i governi nazionali comunicano a Bruxelles le cifre corrispondenti. Questo ha portato all’emissione di dati falsificati, come è chiaramente accaduto nel caso della Grecia, che li ha già utilizzati per entrare nell’Unione Monetaria Europea. – È il Consiglio dei ministri a decidere sulle malefatte di bilancio; i peccatori giudicano i peccatori. – Secondo le idee della BCE, invece, dovrebbe essere introdotto un meccanismo sanzionatorio automatico. Non appena un membro supera i limiti massimi stabiliti dal trattato, i suoi diritti di voto nel Consiglio dei ministri verrebbero temporaneamente ritirati (sospensione dei diritti di voto per il Paese che viola i limiti di bilancio) e sarebbe escluso dai pagamenti dalle casse dell’UE (rinvio dei pagamenti degli aiuti UE). – Al momento sembra discutibile l’esistenza di un accordo tra i membri dell’Eurozona su queste o simili misure sanzionatorie. – Di norma, un’area valutaria coincide con il territorio nazionale. Nel caso dell’UEM, tuttavia, non è così. Con il PSC si è quindi cercato di allineare i bilanci nazionali dei membri ai requisiti dell’Unione monetaria. L’idea di base è di non interferire con la libertà decisionale nazionale in materia di politica fiscale. Il suo scopo è solo quello di garantire che le finanze pubbliche siano soggette a limiti che si applicano a tutti i membri. Nell’interesse di tutti, occorre garantire che ciascun membro aderisca all’accordo vincolante ai sensi del diritto internazionale – tale accordo è il Patto di stabilità e crescita, non una semplice dichiarazione di intenti. – Si veda bail-out, falco del deficit, Eurostat, default, policy default, stato ombra, semestre, europeo, solidarietà, finanziario, patto di stabilità e crescita, autorità statistica, quadro fiscale, prelievo sulle attività, rispetto dei trattati, unione monetaria 2. – Si veda il Rapporto mensile della Deutsche Bundesbank del novembre 2010, pag. 11 (avvertimento contro i tentativi di fine-tuning macroeconomico), Rapporto mensile della BCE del settembre 2013, pag. 113 e segg. (risultati del rafforzamento del Patto di stabilità e crescita; sono necessari ulteriori miglioramenti), Rapporto mensile della Deutsche Bundesbank del gennaio 2014, pag. 41 e segg. (principi di base; stato e sviluppo nei singoli Paesi dell’UEM).

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Professore universitario Dr. Gerhard Merk, Dipl.rer.pol., Dipl.rer.oec.
Professor Dr. Eckehard Krah, Dipl.rer.pol.
Indirizzo e-mail: info@ekrah.com
https://de.wikipedia.org/wiki/Gerhard_Ernst_Merk
https://www.jung-stilling-gesellschaft.de/merk/
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